Dal bilancio d’esercizio al bilancio integrato: si aprono nuovi scenari per i commercialisti
Il commercialista può e deve diventare l’esperto aziendalista per eccellenza, un manager esterno che supporta la direzione aziendale nelle scelte operative e strategiche, anche nella redazione del bilancio integrato. Obbligatorio per le medie e grandi imprese e per quelle con interesse pubblico, inizia a essere predisposto su base volontaria anche da altre imprese e organizzazioni no profit, a dimostrazione del successo che questa forma evoluta di comunicazione aziendale sta riscuotendo presso un numero sempre maggiore di portatori di interesse, tra cui investitori, istituti di credito e mercati finanziari. E quindi? Si apre uno scenario nuovo e promettente per i commercialisti che sapranno cogliere questa opportunità, valorizzando le proprie competenze o creandosele ex novo. Non bisogna perdere tempo. Parola d’ordine: adattarsi al cambiamento!
Nella sua teoria sull’evoluzione, Charles Darwin ribadiva che non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento. È pacifico che a queste stesse dinamiche risponde l’evoluzione di qualsiasi professione, dal barbiere al costruttore, dall’avvocato al commercialista. Nulla quaestio sul fatto che negli anni ’70 i commercialisti ritennero di adattarsi al cambiamento introdotto dalla riforma fiscale dell’epoca specializzandosi nella consulenza fiscale (o “appiattendosi” su di essa?); erano altri tempi e da quell’attività si poteva guadagnare bene. Tuttavia, col senno di poi, possiamo ben dire che fu una visione di breve periodo, che forse ha arrestato l’evoluzione della professione, contribuendo, per decenni, a far percepire la figura del commercialista come un fiscalista, attività oggi ben poco gratificante, oltre che a livello professionale anche economico.
Il risultato di quell’improvvido adattamento è stata l’assenza per decenni di quella crescita culturale e professionale in tanti altri ambiti della consulenza aziendale che, invece, si sarebbero dovuti approfondire e che, oggi, rappresentano presente e futuro della professione.
L’avere rinunciato per tanti anni, forse un po’ inconsapevolmente, a quelle opportunità professionali (oltre a quelle inerenti fiscalità e contabilità), non deve rappresentare un alibi per continuare in tal senso; in un periodo di difficoltà economico-finanziarie, continui aggiornamenti normativi e turbolenze sui mercati commerciali e finanziari, anche le imprese devono adattarsi ai cambiamenti e, in questo, i commercialisti che stanno investendo sempre più in formazione, possono supportarle efficacemente, rispondendo con tempestività e competenze, anche di nicchia.
Le aziende oggi chiedono al commercialista non solo la gestione della contabilità, ma supporto strategico e operativo: chiedono consulenza. È questo il valore aggiunto che il professionista di oggi deve garantire, non solo per mantenere il proprio rapporto di fiducia, ma anche la competitività sul mercato.
“Se non puoi batterli, unisciti a loro” così consigliava Cesare. Avere a che fare con la normativa fiscale italiana e le scadenze è davvero una bella lotta. Gli adempimenti fiscali sono aumentati per numero e complessità, ridisegnando uno scenario già di per sé articolato e facendo crescere il bisogno di supporto fiscale e consulenza strategica e aziendale.
Il commercialista può e deve divenire l’esperto aziendalista per eccellenza, una sorta di manager esterno che supporta la direzione aziendale nelle scelte operative e strategiche.
Tra le attività che rispondono alla necessità di adeguarsi a un recente cambiamento normativo oltre che di approccio nei confronti dei pubblici esterni vi è la rendicontazione integrata; difatti, la possibilità di integrare in un unico documento i dati di bilancio con le informazioni di carattere ambientale, sociale e di governance consente agli stakeholder destinatari del bilancio di avere una rappresentazione compiuta dell’azienda. Passare dalla redazione di un mero bilancio di esercizio a quella di un report integrato rappresenta un notevole salto di qualità in termini di trasparenza e completezza delle informazioni; usando una metafora è come passare da una semplice radiografia a raggi X a una TAC ad alta definizione. E, in un momento in cui le esigenze di informazione crescono e si vogliono anche indagare i legami tra strategia aziendale, performance finanziarie e contesto in cui opera l'organizzazione, gli unici soggetti in grado di rispondere a questa evoluzione nella rappresentazione contabile sono i commercialisti.
Obbligatorio per le medie e grandi imprese e per quelle con interesse pubblico, il bilancio integrato inizia a essere redatto su base volontaria anche da altre imprese e organizzazioni no profit, a dimostrazione del successo che questa forma più evoluta di comunicazione aziendale sta riscuotendo presso un numero sempre maggiore di portatori di interesse. Per questi ultimi, riuscire a comprendere come strategia, governance e modello di business, performance passate e prospettiche, sostenibilità ambientale e sociale, asset tangibili e intangibili, rischi e opportunità consentano a un’impresa di creare valore nel breve, medio e lungo termine è di fondamentale importanza, e il bilancio tradizionale non è sufficiente a questo scopo.
D’altronde, alcuni elementi dell’organizzazione e dei processi aziendali che non possono essere espressi negli strumenti di rendicontazione tradizionale, stanno assumendo una crescente rilevanza per la capacità di creare valore, motivo per cui investitori, istituti di credito, mercati finanziari e altri stakeholder ne richiedono la divulgazione con trasparenza e metodicità. La crescente rilevanza delle informazioni extracontabili può certamente ricondursi alle sempre più composite istanze degli stakeholder, ma anche alla crescente sensibilità sul tema della responsabilità sociale d’impresa da parte dell’opinione pubblica, sempre più attenta all’operato delle imprese, per le esternalità positive e negative che derivano dalla sua attività al di là del mero profitto.
Dunque, uno scenario nuovo e promettente si apre per quei commercialisti che sapranno cogliere questo cambiamento adattandosi allo stesso, valorizzando le proprie competenze o creandosele ex novo attraverso un adeguato percorso di formazione.
Solo leggendo i segnali del cambiamento in anticipo rispetto ai tempi, la professione sarà in grado di cogliere quelle opportunità che caratterizzeranno i prossimi cambiamenti, anche quelli che muteranno profondamente il modo di affiancare organizzazioni pubbliche e private nelle loro attività.
In caso contrario, come ammoniva lo studioso americano Warren Bennis, “se si continua a fare quello che si è sempre fatto, si continuerà a ottenere ciò che si è sempre avuto”.